LONGO E' LO CAMMINO, MA GRANDE E' LA META - Brancaleone da Norcia -



lunedì 18 aprile 2011

ÌÉR [Hyeres]

Questo me lo dovete concedere.
Mentre avrei dovuto essere in un altro posto, ier(i), in realtà ero a Hyeres, provincia di St. Tropez. Diciamo, ho fatto la cosa giusta ma no. non so com’è, me ne manca un pezzo.
Sorvoliamo.
Nella torrida e assolutamente ventosa giornata, sono andato a farmi prendere a sassate da quelli bravi.
Che livello: in bici mi hanno fatto barba e capelli con la riga in mezzo e la sfumatura alta. Per farvi capire, il mio vicino di postazione aveva questa bici

non aggiungo altro.
La prima frazione a piedi… si saliva, poi ancora un po’, poi c’era quell’altra rampa e poi iniziava le salita vera. In cima alla montagna, passavo di fianco al muro del castello, guardavo su con aria rinfrancata pensando che più su non c’era nulla dove andare, ma più su è esattamente come più in basso. Un po’di più si può sempre andare, infatti… vabbè. Scolliniamo, in cima c’è il ristoro, davanti un muro di gente cremata dalla salita presa fuori giri. Salto stupidamente il ristoro e inizia la discesa ripida che fa male ai glutei. Bisogna risparmiarsi, ce n’è ancora tanto. Glia ltri due non li vedo più, saranno partiti a tre e trenta. Non oggi e non con quel percorso il primo giro a piedi.
Prendo la bicicletta, e sorprendentemente ce n’erano ancora in zona cambio, e neanche poche… infatti sono quelli che mi hanno superato sul piano, più avanti. Quelli con le ruotone (alto profilo, c’era persino gente con la lenticolare dietro, li senti arrivare fanno rumore. Niente scia e io con la mia bici da salita li in mezzo a tutti ‘sti “Cancellara” mi sentivo piccolo piccolo.
Scherzi a parte il livello era alto veramente. C’era gente che in un duathlon fa trentadue sul diecimila piatto.
Poi arrivano le salite. Dolci come le chiama Bicio (io di salite dolci non ne conosco, a me sembrano tutte salate, mi fan tutte venire una sete…), ma i mr54, quelli con le scott e le cervèlo da cronometro vanno un po’ in difficoltà, ma rispetto ai quaranta che tirano in piano… io salgo bene, agile, mi servono le gambe per la seconda frazione a piedi, al sole rovente del sud della Francia. Come se non bastasse un vento che ti porta via, sempre contro (non si capisce come mai, l’ho visto solo in montagna quel fenomeno li, fai un anello e hai sempre vento contro).
In discesa vado bene, non ho mai avuto grossi problemi di traiettorie, solo a un tornante sono arrivato un po’lungo… recupero un po’ di gente, mica tutti però.
Io ho girato a trenta di media, gli altri mi sa che vanno un bel po’ più forte.
Ri-zona cambio dopo sessanta chilometri per la seconda frazione a piedi. Ce n’è di gente.
Chi se ne frega.
Parto a piedi, non mi rendo bene conto, ho le gambe un po’rigide e il “senso della velocità” della bici, e non riesco a capire… guardo il Garmin e vedo che corro bene. Più vado avanti e più mi sento ”becchino” tanti cadaveri raccolgo, tutte le vostre alto profilo e telai da crono, le appendici aerodinamiche… poi l’angoscia. Ora col caldo… la corsa è lunga, e se prendo la cotta? Non mi va proprio. Intanto raccolgo. C’è gente che si ferma ai ristori a far merenda… al primo ristoro della corsa il tipo davanti a me fa pranzo di nozze e rimette i bicchieri vuoti sul tavolino. Passo io e cosa prendo? Il bicchiere vuoto. Bestemmione, ma tanto il ristoro è passato. Perso. Venti metri e lo raggiungo, lo maltratto dicendogli che siamo in gara e i “morti” si buttano nei sacchi dell’immondizia. Lo lascio sul posto. Ci mancava ancora quella.
La corsa procede bene. Sono sorpreso davvero. Raccolgo gente in trance, gente che mi fa il tifo, uno mi chiede se sono appena partito o se ho fatto tutta la gara.
Arrivo e gli altri due sono schierati dietro l’arco del traguardo. Prendo un abisso da Nick e solo sei minuti da Bicio. Ho il miglior tempo dei tre sulla seconda corsa. Il ventesimo assoluto.
Avrei continuato per altri dieci.
Il momento delle somme, delle considerazioni. Mi è mancato un pezzo. L’essere qui e non la. Mi è davvero mancato tanto. Mi è mancato il dopo gara. Mentre guidavo a tornare a casa ci pensavo, quando anche gli altri hanno esaurito l’adrenalina della gara, tutto si fa quieto e tu resti solo con la strada, la musica, allora li vengono a trovarti i pensieri. Tutti. E ti conviene abbracciarli in un ballo dolce e sensuale, farti accarezzare, abbracciare e poi condurre in posti dolcemente malinconici. Sono momenti che non sai se ami o detesti, ma sono quelli in cui vivo emozioni sincere e intense. Sono quelli che mi aiutano a smontare e rimontare le cose, che mi aiutano a capire.  
Come potrei vivere senza?



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