LONGO E' LO CAMMINO, MA GRANDE E' LA META - Brancaleone da Norcia -



mercoledì 16 febbraio 2011

EPIDEMIA? MAGARI!

Prendo spunto dal “fondo” di M. Gramellini pubblicato si La Stampa di Torino di oggi.
Tiziana, laureata in Lettere e disoccupata da mesi, posa lo sguardo li, su un foglio da cinquecento, si. uno di quelli li viola. Pensate, per una situazione del genere riuscite ad immaginarvi cosa sono? Una boccata di ossigeno, un po’ di bollette, l’affitto, il dentista… insomma, un piccolo pezzo di strada nella lotta alla sopravvivenza, qualche gradino più su a salvarti dall’acqua alta che sale, sale inesorabilmente. E invece? Ha pensato “e se quei soldi fossero la risorsa, l'unica, l'aria di chi ha più bisogno di me? la pensione di un’anziana, sola, che … chissà. Quindi? Commissariato di polizia. Gesù come mi viene in mente la scena della banana di Jonny Stecchino, col maresciallo che si mangia la banana appena consegnata….
Ma non è finita. Parallelamente, come succede ogni giorno nel mondo, nelle nostre mille vite, nei nostri mille drammi, come quelle volte in cui noi viviamo un sogno e contemporaneamente qualcuno piange, o nasce, tre commesse si accorgono di una borsetta piena di denaro e gioielli dimenticata nella loro libreria da una signora di fuori e si fiondano sulla prima pattuglia delle forze dell’ordine.
Gramellini con sua solita verve sarcastica e il suo abituale acume ironico attribuisce il tutto ad un latente virus che aleggia ormai nell’aria colpendo principalmente le signore.
Io molto più cinicamente controbatto alla sua teoria con questo vecchio detto: “una rondine non fa primavera”. Non perdendo tuttavia la speranza in una pandemia, che anzi mi auguro con il cuore, confidando per una volta che la scarsità di mezzi in capo alla ricerca in Italia ci torni utile nel non debellare cotanto benefico virus.

lunedì 14 febbraio 2011

ME LO MERITO part II

“Tanti auguri a me…
tanti auguri a me…
tanti auguri felici, tanti auguri a meeeee.”
Mr. Red.

giovedì 10 febbraio 2011

POST SERIO

Ed era quasi ora vista la fuffa che continui a scrivere, che non se ne può più. Vogliamo contenuti! Red! E c'hai un’età...
Ieri sera infatti mi è stato detto che non si scherza, e io, di buon grado .
Ho aspettato per questo post, mi è stato sollecitato, non lo volevo nemmeno scrivere, ma a questo punto, siamo seri? E seri siamo.
Oggi si parla di campi nomadi.
Bene, oltre a quanto vi dicono i media, oltre a quello che vedete passando in tangenziale, complanare, circonvallazione, grande raccordo…. Qualcuno di voi conosce la realtà di un campo nomadi? Qualcuno di voi ci è mai entrato? Qualcuno di voi ci ha mai avuto a che fare?
Io si. sorvolo sulle motivazioni per cui conosco tale realtà, ma prendetela per buona.
Un campo è un mondo. È tutto un mondo: dove non arrivano le “nostre” gage regole, dove noi riteniamo zona franca, esiste un ferreo codice dove nessuno si azzarda ad infrangere, aggirare o anche solo a non osservare. Nessuno. E chi ci prova viene prima severamente punito, poi il più delle volte emarginato, isolato, indotto a lasciare. Non ci si può permettere che nella comunità ci sia qualcuno di cui non ci si può fidare ciecamente. Capite? Ne va della “sopravvivenza” di tutto il gruppo. È il più elevato esempio di comunità nel vero senso del termine dopo la tribù.
Dicevo, è un mondo, con ricchi, poveri e poverissimi, con simpatie, antipatie, c’è un capo riconosciuto che fa capo a un suo capo, su fino al re. Si. perché c’è un re. E vive dalle mie parti sapete? E ha la corona d’oro. Chi è stato a scuola con i figli l’ha vista la corona. Una corona vera, di un re vero. Chi di voi ha mai visto un re? Non parlo del Papa da lontano, non parlo dei Grimaldi a Monaco (che poi è principe). Io ho visto il funerale del re degli zingari. Divagazioni….
Dicevo, è un mondo, serio, duro, si vive nel fango, nel ghiaccio, nella polvere. Dove i ricchi hanno case e  i poveri baracche. Dove ci sono donne che crescono figli i cui padri hanno altre donne in altre case e ora sono in carcere. Un mondo dove si mangia la gallina bollita con le mani, spezzandola e prendendo dal piatto comune. Un mondo dove il caffè è buonissimo. Un mondo dove si fa attenzione a come si parla. Ci si aggiusta, si litiga e si fa l’amore, c’è passione, ci sono dinamiche delicate che a confronto la politica è un gioco di società. E no. I figli non li abbandonano. Per quanto noi possiamo vederli scalzi, sporchi, infreddoliti, ladri, bugiardi, infingardi, quei bambini non sono abbandonati. Quella è la loro vita. Certo, i vostri figli vivono in maniera diversa, stanno con le babysitter al parco, poi vanno a karate, a nuoto, a ginnastica artistica, a calcio, a scuola di mandolino, a scuola di pittura zen… mentre i loro sguazzano nell’acqua a gennaio e non hanno mai nulla, vanno nei campi a rubare la frutta, fanno i falò. litigano con i vostri perché i vostri sono diversi: non sono capaci alla vita, o almeno non a quella vera, a quella da strada, quella del più forte, del più duro, del più svelto. Vi assicuro che sono bambini normali e anche loro hanno un codice: non pesteranno mai vostro figlio in quattro riprendendolo col cellulare: se anche gli venisse in mente, sarebbero letteralmente spellati vivi a cinghiate. Magari gli rubano la merenda, ma quanta tenerezza fa un bambino che ruba il cibo? Tranquilli, non li vedrete nelle vostre scuole private, siete in salvo. Ma ricordate: i vostri figli odorerebbero di carne bruciata alla stessa maniera dei loro, e le vostre lacrime avrebbero lo stesso straziante sapore delle loro, il loro lancinante insopportabile straziante dolore per la perdita di un figlio sarebbe identico al vostro.

mercoledì 9 febbraio 2011

CHE DIRE?

Notate niente di strano nella foto sopra?
Ora, io mi domando se: a chi ha sistemato il sopra ritratto cartello provvisorio, tale operazione è stata ordinata e costui o costoro, pedestremente hanno eseguito gli ordini come nella migliore tradizione militare, il che, nel suddetto ambito ha un suo senso, oppure è frutto di personale iniziativa da parte del solerte incaricato.
Certo, nel primo caso, va ancora distinto se l’operatore risultava in qualche maniera costretto, pena innominabili ritorsioni, decurtazioni di compensi, provvedimenti disciplinari con punizioni corporali, il licenziamento o addirittura un processo penale con pubblica gonia, ad agire in tal maniera, oppure molto più semplicemente per pigrizia di pensiero. Non so che cosa sperare.
In ogni caso mi sono ritenuto assolutamente, inequivocabilmente doppiamente avvertito di non  parcheggiare per nessunissima ragione, anche perché mi spaventa l’idea che il doppio cartello possa anche significare doppia sanzione con doppia rimozione: me la portano via, poi la riportano li e la rimuovono nuovamente.

martedì 8 febbraio 2011

ME LO MERITO

mercoledì 2 febbraio 2011

MALEDETTA SIA LA TUA TAZZA!

Quando si dice periodi:
Lavori in ufficio. Rifanno quegli schifosi bagni per fornirci di servizi degni di essere definiti tali in un paese che fingono di mantenere per facciata membro del G8, ma come idiota della compagnia, per cui, anche solo per lavarti le mani devi chiedere adenzia ai vicini di casa, dove poi devi anche trattenerti per cui capite che rimane una cosa poco soddisfacente. Già, un’altra. Per cui, mesti. Tocca elemosinare quel posticino suonando il campanello muniti di salviette umidificate per le eventuali grandi produzioni di “fertilizzante”.
Dico, tanto ora vado a pranzo dai miei genitori, li almeno resta tutto in famiglia. Bene: “sai cosa? Abbiamo scoperto una perdita nell’impianto idraulico, siamo senza bagno.”
Ho sgranato gli occhi e istintivamente una mano sfiora la mia fabbrica portatile di “semini” (citazione N.d.Red). tremo ad arrivare a casa e scoprire che il mio bagno nuovo nuovo sia esploso, impraticabile, allagato, a secco, stato rubato, o altre piaghe sulla falsariga.
Stasera vado in pista, quasi quasi mi porto avanti e vedo di radermi li. la fabbrica funziona abbondantemente, ma la prudenza non è mai troppa.  Ad ogni buon conto, nell’evenienza, almeno quello è fatto.

DESTINI COMUNI

Siamo realmente destinati a farci prendere in giro. Non è una semplice considerazione, è una vera constatazione.
Col mio mestiere, che tale non è perché in realtà non faccio qualcosa di concreto, per cui meglio correggere, nella mia attività quotidiana, quella per cui vengo pagato, riscontro continuamente pacchi, bidoni, tentativi di magre fregature, per lucrare poi su quattro euro, o più semplicemente errori professionali che puntualmente vengono pagati dai loro clienti.
Al di la della lecita domanda: sarà malafede o semplice negligenza?, sta di fatto che, applicando quello che vedo ogni giorno qui in ufficio a tutti i casi della vita, a farsi “prendere in braccio” siamo tutti indistintamente.
Pensate ad andare dal meccanico a farvi fare un tagliando, se vi dicono che c’è un problema a questo piuttosto che quello, che fate? Avete la competenza per sostenere il confronto? E se non è il meccanico, può essere il muratore, l’idraulico che vi sistema la lavatrice, il tecnico che vi sistema il PC. Chissà quante volte ci hanno “uccellato”, e quante volte ancora ci capiterà.
È materialmente impossibile saperne di tutto, quindi si è costretti a fidarsi e sperare che sia, se proprio deve essere, piccolo piccolo e molto unto.
Da cosa nasce questo post? dal fatto che quotidianamente vedo persone in buona fede prese in giro con pratiche costose e inutili. A botte di cinquecento euro a roba inutile…. A che serve l’agibilità per una veranda? L’edificio è già agibile. Ecco la risposta: a spillare soldi.
Deontologia professionale si chiama, ma innanzi tutto è carpire la buona fede, in una parola ladrocinio.
E non dubitate, perché è capitato anche a ognuno di, voi cari lettori. Coscienti o meno , garantito che è successo.
Meditate gente, meditate (R. Arbore)