LONGO E' LO CAMMINO, MA GRANDE E' LA META - Brancaleone da Norcia -



venerdì 29 ottobre 2010

TU CHIAMALE, SE VUOI... LAMENTAZIONI


Precipitiamo inesorabilmente verso l’inverno… a sostegno di questa brillante tesi il fatto che non riesco più a nuotare.
Non tanto per colpa mia: in mattone forato da 8 è tale anche se avvolto in una splendida in neoprene giapponese, ma me ne sono fatto una ragione, il problema sono gli altri. I troppi altri. I tantissimi troppi altri.
Triathlon Sprint città di Cuneo, in 10 in corsia. Sono un po’contrariato, ma in gara in vasca lunga, le corsie sono larghe, io nuoto stretto, viro basso basso e me la cavo.
Piscina comunale di Redville, ieri: vasca corta, corsia per il nuoto”veloce”, undici (undici) in acqua più me, di cui una buona parte girare a rana “dilatata” a 1:40/50mt, qualcuno con la tavoletta, altri che facevano dei 50 “tirati a 1’/50mt…
Ora, io resto sempre il solito mattone (per esigenze contingenti questa volta nemmeno fasciato nella muta) ma essere il più veloce della corsia facendo un 2k, quando in una qualunque altra situazione sarei il bradipodiacquaclorata…
Le precedenti premesse per dire che cosa? Che ho nuotato 5 minuti di orologio e sono uscito per la disperazione bruciandomi una pausa pranzo di allenamento.
L’ultima volta che ho litigato in acqua, anzi, la penultima, ero con mia sorella, ho discusso con un tizio che non gradiva essere superato in acqua, ho gentilmente (e non è un eufemismo) suggerito al soggetto che se voleva fare tavoletta, fare rana, fare tecnica, poteva trasferirsi nella corsia accanto, lui mi rispose di andarci io. Disarmante… controbattei facendo notare il cartello sul blocco di partenza “quello la con un grosso 4 sopra, vedi?” con scritto nuoto veloce, e sottolineando in maniera velata che forse il suo ritmo non era esattamente velocissimo… mi chiese se volessi fare una gara. Che je fo? Mi rivolgo all’assistente… ultima speranza… se l’etichetta, il galateo nell’uso degli spazi Sportivi non è proprio del soggetto, che almeno un controllore vigili e “indirizzi” meglio gli utenti. La bambina (si, perché non più di sedici-diciassette anni) mi guarda con i suoi occhioni marroni da cartone animato giapponese, e alle mie osservazioni riguardo il fatto che forse il traffico andrebbe instradato con un po’più di criterio, nemmeno mi risponde. Mi guarda e basta.
Tornando a ieri, l’omino da cui ho preso la chiave dell’armadietto, vedendomi uscire dopo appena 15-20 minuti mi dice: “hai fatto presto!”… sono diventato verde metallizzato. L’ho fatto uno straccio. Si, perché è anche colpa loro, intendo della gestione, se l’anarchia impera e se il “velocista” da 1’30/50 si mette nella corsia del nuoto veloce, se viene permesso questo.
Io non posso mettermi a fare “vasche”, a fare km, con quelli che fanno le ripartenze nella corsia di fianco: sarei io l’intralcio… ma io il senso dell’etichetta ce l’ho, il senso del limite ce l’ho. Nelle gare di corsa, non parto in pole, non corro un 10000 a 3, lo so, ne prendo atto, me ne faccio una ragione e mi metto un po’dietro, ma quando devo schiaccare la “vecchia che regolarmente corre a 5.30 il 10000 e parte accanto ai keniani, mi arrabbio.
Senso dei limiti e educazione, e che cazzo!
Se affogo al largo della Promenade des Anglais, organizzate una volta all’anno una visita a memoria (cogliete occasione per un w.e. in costa a mia imperitura memoria) ma soprattutto saprete a chi imputare la responsabilità.

martedì 26 ottobre 2010

come il pesce.

Periodo di traslochi questo.
Dalla precedente piattaforma a questa, e ci vuole un momento a prendere il giro… E poi di ufficio, questo decisamente più traumatico.

Circa sei mesi fa, la crepa sul culmine della volta a botte del corridoio che percorre tutta la manica dove il mio ufficio sonnecchia di notte e produce pil di giorno, si è fatta vedere in maniera preoccupante.
Chiamati a raccolta tutti gli ingegneri più illustri, gli strutturisti più accreditati e altri vari ciarlatani e il consulto al capezzale dispose che…
“va tutto puntellato, messo in sicurezza; si proceda allo smantellamento e alla messa in sicurezza attraverso consolidamento statico”. Morale: mi sembrava di stare in uno di quei tribunali che si vedono nei servizi di Report, quelli con le pratiche mangiate dai topi e bruttamente esposte alle infiltrazioni… tre mesi così, puntellati che sembrava di stare nella visione malata di un artista contemporaneo che stilizza una foresta artificiale: tronchi di metallici puntelli e tutto quanto centinato. Per tre lunghi mesi a spiegare a tutti quelli che entrano che col sorrisetto ironico domandano “lavoro pericoloso eh”. Tre mesi, naturalmente i più propizi per i lavori, perché per scuffiare un tetto mica a luglio… no! fine ottobre!
Comunque… settimana scorsa prendo le mie quattro carabattole, il computer e quelle quattro cose che sto guardando, e mi accomodo ospitato a “casa” di una collega… mi lavo tutte le mattine in maniera mooolto accurata, mi profumo sobriamente, nuoto a pranzo in maniera da ritardare l'inevitabile olezzo del terzo giorno (si sa, l'ospite...)
Al di la del trasloco, traumatico come chi mi legge ben sa, la condivisione di uno spazio lavorativo, l’invasione da parte di estranei del proprio spazio, l’improvviso sconvolgimento delle routine sedimentate con anni di “uso”, tutte queste cose segnano. Per cui mi accomodo molto piccolo e molto umile, molto educato nel mio angoletto vista muro….
Sono triste perché guardo un muro da una settimana. Voglio tornare a casa, nel mio “study in scarlet”. Voglio maltrattare quelli che mi fanno girare le balle in santa pace, senza dovermi scusare con la collega. voglio poter recuperare i documenti e le leggi che mi servono facendo tre passi, non 50 metri, mettere casco, scarpe antinfortunistiche giubbottino da nonno vigile, attraversare un cantiere e entrare nel mio malinconico ufficio. Si malinconico perché so che anche io manco a lui.
Ma fortunatamente è una questione di 15 giorni, quindi forse per febbraio si torna a casa. Intanto Man in Black (MIB) si fa ritinteggiare l’ufficio… e fuori c.v.d. a momenti nevica.

post brutto

Ieri sera ho scritto. Ho scritto, oltre a una serie di altre cose, due post. Uno è questo. L’altro non troverà mai la luce, ma esiste ed è stato li.
Era, è, un post cattivo, scritto col rancore, pieno di amarezza e di rabbia, ma sincero, dannatamente sincero. Scritto come tutte quelle meraviglie che escono fuori di getto,  che da giù giù (non dalla Calabria vè) vengono fuori come un eruzione esplosiva: Krakatooa est di java.
Questo invece non è un post cattivo, questo è un post di amara delusione. Amara e rassegnata delusione nei miei confronti. È un post velatamente polemico e anche noioso
Non importa se queste righe risulteranno confuse, insensate, sconclusionate o addirittura stupidamente vaneggianti, hanno un senso per me, e tanto basta.
Domani mattina scriverò dei miei traslochi, magari farà ridere, magari sarà scritto male, ma sarà leggero. Sarà “vituccia”. Questo invece è diverso. Questo serve a smaltire la sfuriata, a lenire il dolore delle ferite
Post stupido,
robaccia
ma maledizione sono svuotato. E non solo, svuotato e confuso.
Ora è chiaro cosa volevo dire?
Immaginavo.

venerdì 22 ottobre 2010

Sono su quei gradini. Quei famosi gradini. Questo è quello che vedo (spero che qualcosa si capisca, ma anche se non si capisce... Lo vedo io e tanto basta).
Rhum del Guatemala, 23 anni, il barbiere di siviglia che invade il silenzio intorno a me.
Che freddo, mi siedo sullo zerbino e guardo su...
perfetto. Ma, dannazione (eh come fa Tex Willer?), manca sempre un pezzo...

Ho provato a mandarlo via mail... Vediamo come viene.

LA MERICA

promo post
...
...
...
Mi sembra di stare a Ellis Island: tutto diverso, cerco i miei amici, e so che ci sono, ma...
Le procedure qui sono in po'diverse, e nel nome sono anche riuscito a perdere una Y (che finelmente mi chiamo come voglio)
Come tutti gli emigranti mi aspetto grandi cose da questo grande paese, pieno di opportunità eccetera eccetera. Ringrazio le autorità di questo grande e "libero" parese di avermi accordato asilo eccetera eccetera...
Come il 68:  la coda alla frontiera austriaca in fuga dall'invasione della Cecoslovacchia.
Vabbe': LONGO è LO CAMMINO, quindi sarà meglio dare bando alle ciance e mettersi in marcia che, come mi ha ricordato un po'di tempo fa un ca22one: il piacere non sta nella meta, ma nel viaggio.
Partiamo.