LONGO E' LO CAMMINO, MA GRANDE E' LA META - Brancaleone da Norcia -



venerdì 16 settembre 2011

SETTE PIANI

Ieri sono stato in pronto soccorso. Era una vita che non ci andavo fortunatamente. No, non fortunatamente che ci sia andato, fortunatamente l’aver potuto fare a meno del valente sistema sanitario nazionale.
Insomma, causa un piccolo incidente in bicicletta, proprio come i bimbi che cadono dalla bicicletta e li devi medicare, mi devo servire del pronto intervento.
Vivo fortunatamente in una regione con un discreto sistema sanitario per cui niente da eccepire sulla qualità, forse tranne qualche piccolo appunto sul fatto che, vista la diagnosi, mi sarei aspettato una prescrizione farmaceutica un tantino più forte, voglio dire, se mi sono procurato un trauma dolorosissimo, prescrivimi un antidolorifico di pari intensità, non un “placebo” al paracetamolo, tanto più che mi imponi di garantire la massima espansione polmonare. Perplessità avallate anche dalla farmacista, anch'essa un po’ perplessa sulle decisioni. Pace, tanto quello che ha male sono io, il medico mica sente niente.
Insomma, non è di questo che volevo parlare, piuttosto, ragionavo si come si entra in pronto soccorso, chiaro, a meno che uno non sia tritato dalla scarificatrice dell’autostrada, col male a caldo. Ecco, vedo di farvi il mio esempoi.
Entro in pronto, dolorante ma sulle mie gambe e vado in accettazione. Anamnesi completa, anche di buonanima di nonna e attribuzione del codice. Sala d’attesa, compro la mia acqua, e sorprendentemente vengo chiamato dopo appena mezz’ora scarsa. Vengo trasferito di fronte all’ingresso della sala traumatologica in attesa di un ortopedico. La capoinfermiera mi chiede se ho male, se riesco a stare in piedi e se voglio una sedia. Rispondo che bene è diverso e che non voglio dare troppo disturbo, io al limite mi accovaccio. Perplessa mi fa notare che lei intendeva una sedia a rotelle. Sgrano gli occhi mentre l’altra infermiera mi inforca con una avveniristica sedia a rotelle con superruote a tre razze che ricordano da molto molto vicino le Corima da chrono. D’un tratto mi torna in mente con angoscia quel racconto di Dino Buzzati, Sette Pani, dove un povero cristo entra in clinica, più per ipocondria che per reale malattia, e non ne esce più, spostato di piano in piano per errori, eccessi di zelo e altre cose simili. Sorrido ironicamente contemplando la mia debordante discesa verso il basso. L’infermiera se ne accorge e mi chiede come mai stia sorridendo. È inutile spiegarle, allora abbozzo un – sto trabiccolo fa tanto malato, devo proprio avere un aspetto pietoso… - mi giro e l’anziano accanto a me viene trasferito in barella, tra poco tocca ame esserebarellato? ,'anziano è arrivato con le stampelle e ora sta in barella..... un po'sgomento mi dico che devo uscire di li, presto. Prima però devo passare dal medico e, come volevasi dimostrare, entro con una serie di abrasioni e esco con tre costole fratturate.
A differenza dell’avvocato Corte almeno non sono finito al piano interrato, che poi non è nemmeno lontano dal pronto, ma io sono veloce, sono riuscito ad evadere in tempo.

7 commenti:

  1. MANCA LA PARTE IN CUI TI INSULTO...

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  2. sì, che poi detta così sembra che le costole te le abbiano rotte loro...

    Only, io ti avevo ORDINATO di andare al pronto a tenergli compagnia, non di insultarlo! ;)

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  3. io, finora, dalla bicicletta sono caduto solo da fermo (o a 5kmh)...sì, proprio come un coglione! :)

    però dai, mezzora di attesa per un codice verde (immagino) ti è andata di lusso...

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  4. @only e poison: non sapevo... disattendi gli ordini? si chiama diserzione.
    @Only: questo è un blog fie, cazzo, mica posso scrivere di insulti...
    @semper: scivola la ruota davanti in curva e l'asfalto vola verso il tuo inerme corpo.
    @stef: si, dici, nel male almeno han fatto infretta.

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  5. dai che stai benissimo...ti ricordi ancora come mi chiamo!!!

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  6. si ma quasi non mi ricordo più come sei fatta ;)

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